Italiani all’estero, la metà fugge dal Sud

Italiani all’estero, la metà fugge dal Sud

Un tempo era il ricco Nord Italia, destinazione privilegiata per tutti coloro che partivano dal Sud pieni di voglia di lavorare: spinti dall’entusiasmo di una nuova avventura o dalla disperazione di trovare un impiego.

Oggi i confini si spostano all’estero, quando si parla di “fuga di cervelli” e non solo. Fuga di braccia, forze e del meglio che il nostro Mezzogiorno è in grado di offrire. Sono quasi 5,3 milioni i nostri connazionali residenti all’estero secondo i dati della XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes.

Perché ne parliamo in questo Editoriale di SudLavoro? Perché la metà di queste oltre 5 milioni di persone iscritte all’AIRE è originaria del Meridione. Ben il 48,9% di chi ha lasciato il Belpaese ha abbandonato la propria città del Sud Italia per non farvi più ritorno. Per andare dove? Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia (422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti d’America (272 mila).

In particolare le partenze nell’ultimo anno hanno riguardato 107 province italiane con la Sicilia protagonista tra le regioni meridionali: 12.127 partenze.
L’emigrazione consistente dal Sud Italia ne accresce i problemi perché – si legge nel Rapporto – si tratta di persone con un livello di istruzione medio-alta, quindi persone sulle quali il nostro Paese ha investito in termini di educazione e formazione. “Se negli anni successivi al Secondo dopoguerra i flussi migratori verso le regioni centro settentrionali erano prevalentemente costituiti da manodopera, proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, nell’ultimo decennio mediamente il 70 per cento delle migrazioni dalle regioni meridionali e insulari verso il Centro-Nord sono state caratterizzate da un livello di istruzione medio-alto. Cedendo risorse qualificate il Mezzogiorno ha ridotto le proprie possibilità di sviluppo, alimentando ulteriormente i differenziali economici con il Centro-Nord”.

A margine dell’evento di presentazione del Rapporto è intervenuto il ministro per il Mezzogiorno e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano per annunciare interventi nelle aree interne, nelle campagne deindustrializzate. “Bisogna attuare maggiori politiche di sviluppo, garantire servizi e una possibilità di occupazione che consenta ai giovani di costruire un futuro in quei territori (…) Nella legge di bilancio ci sarà un ‘piano per il Sud’ che riavvierà non solo la possibilità di programmare nuovi investimenti ma, soprattutto, di realizzarli”. Cinque le direttrici indicate: la lotta alla povertà educativa e minorile; le infrastrutture sociali; rafforzare al Sud il modello di sviluppo degli investimenti green; puntare sullo sviluppo tecnologico e guardare al Mediterraneo non come un mare di morte ma come un mare di opportunità.