Lavoro nero e Sud, statistiche e retorica

Lavoro nero e Sud, statistiche e retorica

Crescetabella_lavoro irregolare il lavoro sommerso in Italia. A rivelarlo i dati Istat che mostrano come nel periodo 2008-2012 gli irregolari siano il 4% in più. Mentre nelle regioni settentrionali e al centro si registra un lieve calo del lavoro nero, nel Mezzogiorno l’aumento è del 13%.

(si veda tabella tratta dal sito lavoce.info)

Sono questi i dati di partenza per questo Editoriale di Ottobre di SudLavoro.it, o meglio più che i dati in sé lo spunto ci viene offerto dalle analisi degli stessi lette o sentite in questi giorni: “nulla di nuovo sul fronte meridionale“.

Qui infatti terminano i fatti e cominciano le interpretazioni. A rimetterci è sempre il Sud e su tanti giornali sono finiti nel mirino, inevitabilmente, la miopia degli imprenditori locali (quando non si cita nemmeno troppo velatamente il malaffare), l’assenza di una cultura d’impresa, persino la scarsa voglia di lavorare dei meridionali.

Visto che di interpretazioni si parla ci sentiamo in dovere di aggiungere al coro la nostra voce, non sarà molto ma è già qualcosa.
Il lavoro nero è un dramma, non è una soluzione. La premessa è d’obbligo e non deve passare in secondo piano
Il lavoro nero sottrae risorse alla comunità.
Il lavoro nero va ad ingrassare il basso ventre di chi ci mangia sopra e del caporalato.
Il lavoro nero uccide, fregandosene delle norme sulla sicurezza.

A poco serve però l’attacco gratuito al Meridione, non serve a nulla se non si riesce o non si vuole avere una visuale più ampia e approfondita del fenomeno.
Al Sud la crisi economica globale si è sentita più che altrove, ha costretto aziende a chiudere e padri di famiglia finire in strada. E così il lavoro nero il più delle volte diventa un’ancora di sopravvivenza, permette a quelle stesse aziende il proseguio dell’attività e a quei padri di famiglia la possibilità di conquistare ad avere una vita dignitosa.

Certo, il confine è labile tra dove finisce la logica della sopravvivenza e dove inizia lo sfruttamento.
Ben venga l’ipotesi di abbattimento dell’Ires (imposta sul reddito delle società) per le piccole e medie imprese del Sud dalla legge di Stabilità.
Può essere un primo passo per il rilancio delle assunzioni in un territorio che è stato lasciato a sé stesso e in cui l’arte di arrangiarsi per arrivare alla fine del mese è stata avallata, salvo poi essere presa a pretesto per conati antimeridionali che puntualmente si ripropongono.